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Le canzoni d’amore, come quella che segue, non sono lontane dal discorso che stiamo affrontando riguardo al senso religioso dell’uomo. Osservava acutamente Leopardi nella poesia ad Aspasia: la donna di cui l’uomo si innamora è in realtà segno della “Bellezza” con la B maiuscola, ed è esattamente di quella Bellezza che l’amante è innamorato, consapevolmente o meno. Perciò spesso nelle autentiche canzoni d’amore (cioè non in quelle dove si contrabbanda per amore una semplice sentimentalità o istintività, cioè alla fin fine un egoismo che fa usare dell’altra persona a proprio capriccio) si esprime la dinamica del rapporto “io-tu” non solo tra le persone umane, ma anche tra l’uomo e il Mistero, il Divino, il “Tu” per eccellenza perché è il “Tu che mi fai essere”. In questa canzone degli 883 c’è un altro rilievo per noi interessante. Si tratta del fatto che il tentativo di censurare il desiderio, di restare indifferenti, di avere come atteggiamento l’atarassia, non regge: perché “senza averti qui non è così bello come dicono, non è che ci si senta liberi”. |
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Quattro amici che citofonano giù da mercoledì non ci si vede più hanno aperto un posto strano, un disco pub perché non si va? Perché non si va? Senza troppa voglia ordiniamo un drink io penso che cos’è che faccio qui gli altri che mi guardano e si chiedono che cosa non va? Che cosa non va? Senza averti qui, senza problemi, senza limiti, non è così bello come dicono senza averti qui non è così bello come dicono. Suoni e immagini dal video juke box questo posto non mi piace neanche un po' forse non è il posto, forse sono io quello che non va, quello che non va. E voi perché fate quelle facce lì lo so che non ci si comporta così che dovrei essere un po' di compagnia non è colpa mia, non è colpa mia. Senza averti qui senza problemi, senza limiti, non è così bello come dicono senza averti qui non è che ci si senta liberi non ti passa, dura ore un attimo, senza averti qui... |